Viaggio tra i vini qualità prezzo della Borgogna con Gabriele Gorelli MW

Due etichette da non perdere targate Les Grands Chais de France: un Rully e un Chorey-Les-Beaune a 30 euro

Viaggio tra i vini qualità prezzo della Borgogna con Gabriele Gorelli MW pinot noir e chardonnay Les Grands Chais de France GCF Group
È una delle zone vinicole più rinomate a livello internazionale. Tra le più quotate dai collezionisti e tra le più battute dalle case d’asta mondiali. Ma la Borgogna è anche una regione di cui si conosce poco sul fronte del “rapporto qualità prezzo“. Poche, inoltre, le garanzie di continuità della disponibilità delle bottiglie, specie nelle ultime annate. Dell’intera produzione – circa 150-200 milioni di bottiglie annue – solo il 2% è classificata Grand Cru (con 33 Aoc) e il 10% Première Cru (su 570 “Climats”). Ed è proprio il vertice della piramide qualitativa che rende speciale la Borgogna, riflettendosi come un volano sui suoi 29.500 ettari complessivi. La masterclass tenuta ieri all’Excelsior Hotel Gallia di Milano da Gabriele Gorelli MW ha avuto lo scopo di sondare «La Borgogna che non ti aspetti».

La Bourgogne moins connue, per dirla in francese. Un viaggio calice alla mano reso possibile da Les Grands Chais de France, il gruppo fondato e gestito dalla famiglia Helfrich che da tre anni collabora con il primo Master of Wine italiano. Tra le firme borgognotte di GCF Group – colosso che, solo in Francia, controlla 3.471 ettari in 10 regioni – figurano Chartron et Trébuchet, Maison François Martenot e Moillard.

PINOT NOIR E CHARDONNAY: I VINI QUALITÀ PREZZO DELLA BORGOGNA

«Le difficoltà di trovare e acquistare vini della Borgogna “a prezzi umani” – ha sottolineato Gabriele Gorelli MW – è ormai evidente. Se l’impennata dei prezzi verificatasi nel 2022 per via della scarsa quantità della vendemmia 2021 era giustificabile, il ripresentarsi della medesima dinamica l’anno successivo è da derubricare al posizionamento ormai consolidato dei vini della denominazione. Grazie ai cambiamenti climatici stanno però emergendo diverse zone della Borgogna che, altrimenti, sarebbero rimaste all’ombra. I prezzi sono più abbordabili, tra i 15 e i 45 euro circa, e la qualità dei vini offre valide alternative».

Ecco dunque appellazioni come Santenay, LadoixCote de Nuits Villages, Chorey-les-beaunes, Savigny Les Beaunes, ma anche Beaujolais Blanc, Saint-Veran, Rully, Ladoix BlancMontagny. Si tratta, ça va sans dire, di Pinot Noir e Chardonnay che rispondono alle caratteristiche della «Borgogna che non ti aspetti»: quella «a prezzi umani, dall’ottimo rapporto qualità-prezzo e reperibile con continuità». Gabriele Gorelli cita peraltro anche il Gamay come alternativa al Pinot nero. LO fa ricorrendo a due dei dieci Crus del Beaujolais, ovvero Fleurie e Moulin-a-vent, all’incrocio delle coordinate della Borgogna e del Rodano.

Del resto, a confermare le difficoltà di approvvigionamento dei vini provenienti dai Cru e dalle zone della Bourgogne più note è anche l’alta ristorazione milanese. «È vero che i prezzi sono arrivati alle stelle – spiega a winemag.it Marco Spini (nella foto sopra, a destra), head-sommelier di uno dei templi milanesi della cucina cinese, Ba Restaurant di via Raffaello Sanzio 22 – ed è per questo che, personalmente, da anni batto le strade meno conosciute. La richiesta c’è, il prodotto sempre meno. Ben venga, dunque, che ai colleghi venga raccontato che esiste un’altra Borgogna, alternativa al Grand Cru».

«LA BORGOGNA A PREZZI UMANI» DI GORELLI E GCF: DUE VINI DA PROVARE

Tra i quattordici vini proposti in degustazione a una platea affollata da una decina di giornalisti di settore e da numerosi sommelier, ristoratori ed enotecari operanti a Milano, sono due quelli che convincono più di tutti. Si tratta dell’Aop Rully 2020 di Domaine Rolan Sounit e dell’Aop Chorey-les-Beaunes 2020Vieilles Vignes Rouge” di Moillard. Uno Chardonnay e un Pinot Noir, senza ricorso all’alternativa del Gamay proposta da Gorelli (su questo fronte, meglio il Moulin-a-vent Rouge 2022 del Fleurie Rouge 2022 targati Domaine du Chapitre).

  • Aop Rully 2020, Domaine Roland Sounit
    (prezzo in Italia: circa 30 euro)
    Siamo nel cuore della Côte Chalonnaise, a sud della Côte d’Or per uno Chardonnay in purezza da terreni rocciosi-rossastri, ricchi di marna. Raccolta meccanica e vinificazione tradizionale. Le uve vengono pigiate immediatamente all’arrivo in cantina tramite presse pneumatiche. Fermentazione alcolica in botti di rovere e affinamento per 8-10 mesi in botti di rovere, con travasi regolari. Vino che presenta un’ottima stratificazione, sin dal naso. Alle note di frutta tropicale a polpa bianca e gialla si accosta un bel pompelmo rosa, oltre a una netta matrice minerale, calcarea. Al palato svela un utilizzo del legno composto e raffinato, tale da contribuire alla complessità, senza appesantire affatto il sorso. Chiude su burro salato e si allunga deciso, in persistenza, su ricordi di nocciola e cereali. Vino giovane, con ottime prospettive in termini di ulteriore affinamento.

Aop Rully 2020 di Domaine Rolan Sounit Aop Chorey-les-Beaunes 2020 Vieilles Vignes Rouge di Moillard Les Grands Chais de France

  • Aop Chorey-Les-Beaune 2020 “Vieilles Vignes Rouge”, Moillard
    (prezzo in Italia: circa 30 euro)
    Eccoci in Côte de Beaune per questo Pinot Noir in purezza che prende vita da un suolo calcareo, molto duro e sassoso, con pendenza regolare e dolce. Alla base della collina il terreno diventa di colore bruno, ricoperto di limo. Vinificazione tradizionale in tini di acciaio inox termoregolati per un periodo di 3 settimane. Macerazione prefermentativa a freddo, intorno ad 8°. Rimontaggi frequenti al fine di estrarre colore e struttura e fermentazione con temperatura di punta intorno ai 30°. Seguono macerazione post-fermentativa a 25° e affinamento in barriques di rovere per il 20-30% nuove da 8 a 16 mesi. Malolattica svolta.
     

    Colore piuttosto carico ma luminoso per questo Chorey-Les-Beaune da vigne vecchie. Primo naso su tinte terrose che si accostano a un frutto di piena maturità, a polpa rossa e nera. Ci si aspetta di trovare lo stesso al palato, che invece si rivela teso, sapido, con la frutta che si svolge su profilo finemente tannico. Un Pinot Noir goloso ma tutt’altro che semplice e stringato, capace anzi di sintetizzare morbidezze e durezze in maniera ineccepibile e di farsi trovare prontissimo all’appuntamento con il calice e con l’abbinamento.

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